Personalmente, sono onorato dalla amicizia dello Chef da oltre un ventennio. Perché una recensione oggi, allora, con il serio rischio di indulgere all’ovvio, allo scontato, avuto riguardo alla notoria “caratura” artistica di Cosimo Durante? Due le ragioni. La prima è quella per la quale, venerdì 29 settembre 2023 (invero anche dal venerdì precedente, allorché ero impossibilitato a raggiungerlo al Grano Salis), ha voluto condividere delle materie prime di rara eccellenza con i suoi ospiti: il che, ovviamente, sarebbe una cosa per lui scontata. Il “valore aggiunto” è costituto dalla circostanza per la quale le “materie prime” cui alluda fossero, dal tartufo ai funghi alla carne della tartare, qualcosa che non ti aspetti in un cenacolo, con una ben precisa caratterizzazione marittima. So che sia stato (spero) anche un pensiero dedicato alla mia persona (spiegherò dopo perché), ma non si può omettere di rilevare che lo Chef, con la sua sensibilità artistica, di là dalle pietanze che ti attenderesti con quelle materie, ha offerto (ancora una volta) un “ciò he non ti aspetti” (ad esempio, uno scorfano sublimato dall’elogio del tartufo, di cui sopra), che ha fatto apparire quelle eccellenti materie prime, nel suo “regno”, non un qualcosa di “circostanza” o calato a forza, potenzialmente, distonico, ma la ulteriore (ove possibile) valorizzazione del suo “credo”. Una variante della liturgia che rafforza i fedeli, non li disorienta, ove si possa indulgere alla metafora, senza peccare di blasfemia. Consapevole di essere stato prolisso, ma non avrei potuto condividere degnamente la mia esperienza della scorsa sera, con altre parole, veniamo alla seconda ragione di questa recensione, apparentemente, ingiustificata, da parte di chi sia seguace da oltre vent’anni, come me. Lo Chef, che ha ben noti i miei limiti di gusto per ciò che provenga dal “mare”, ma che è sempre riuscito a trovare, negli anni, quel primo d’eccellenza che convincesse un “miscredente”, quale sia io, inducendolo al pentimento ed alla contrizione per aver dubitato, per la prima volta, da quando ci conosciamo, non solo mi ha convinto ad approcciarmi ad un secondo (cosa che ancora non gli fosse riuscita nel nostro “ventennio”), ma mi abbia, letteralmente, folgorato sulla via di Damasco, con l’”amico” scorfano di cui sopra. Detto ciò, confido di aver reso l’idea dell’esperienza immersiva ed avvolgente della scorsa sera, inedita per intensità, che ben giustifica una recensione, dopo vent’anni di amicizia, che ti consentirebbero di non dover dire nulla, poiché tutto scontato, ma che ti obbliga, moralmente, a rappresentare e condividere, come in questo caso, un moto ed uno stato dell’animo.
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